Cosa
sono i D.S.A.?
Già
l’acronimo di per sé ci da molte più informazioni di quanto si pensi!
“D”
sta per “disturbo”, condizione ben diversa da qualsiasi semplice difficoltà
dipesa da altri quadri clinici o da condizioni di svantaggio.
“S”
sta invece per “specifico”, in quanto sono interessate delle precise
abilità, mentre intelligenza, caratteristiche neurologiche, ambientali,
sensoriali e psicopatologiche sono nella norma.
“A”
sta infine per “apprendimento” e ci indica che le capacità specifiche che
risultano compromesse sono quelle alla base dei processi di lettura, scrittura
e calcolo.
Cosa NON sono
i D.S.A.?
Non
sono difficoltà dovute a pigrizia o svogliatezza, né tantomeno a problemi di
vista, di intelligenza, scarsa motivazione o stimolazione. Non si tratta
inoltre di una malattia, ma solo di una caratteristica neurobiologica (al pari
del colore degli occhi!); pertanto non scompare con l’età e non è “curabile”.
Ovviamente non è nemmeno uno stratagemma usato da chi non vuole studiare, nè
dagli operatori per farne solo una fonte di guadagno! La dislessia è
infatti riconosciuta e regolamentata dalla legge (Legge n. 170, 8 ottobre 2010).
Quali
sono i campanelli d’allarme dei DSA?
Quando
legge il bambino:
- confonde
le lettere simili per forma grafica (m-n; b-d-q-p; a-e) o sonora (t-d;
f-v; p-b ecc..);
- Inverte
le lettere (“introno” invece di “intorno”), le omette o le aggiunge;
- legge
una parola correttamente all’inizio della pagina, ma può leggere la stessa
parola in modi diversi prima di arrivare alla fine del brano;
- legge
le prime lettere e “tira a indovinare” la parola, a volte
sbagliandola;
- salta
le righe e/o le parole;
- legge
lentamente, a volte sillabando;
Quando
scrive il bambino:
- scambia
suoni simili per forma (m-n; b-d) o per suono (p-b; v-f);
- omette
alcune lettere, sillabe, o parti di parola o ne aggiunge (”babola” invece
di “bambola”, “bicieta” invece di “bicicletta”);
- unisce
(“lorso” invece di “l’orso”) o separa (“in segue” invece di “insegue”) più
parole;
- compie
errori ortografici di vario tipo;
- può
avere un tratto grafico poco leggibile, con difficoltà soprattutto con il
corsivo;
- commette
numerosi errori quando deve copiare dalla lavagna o da altri
quaderni;
- può
usare in modo non adeguato lo spazio sul foglio;
In
matematica il bambino ha difficoltà:
- nella
scrittura dei numeri e fa confusione tra i simboli matematici;
- nell’enumerazione,
nel cambio di decina e/o omette i numeri;
- nel
recupero dei risultati di calcoli rapidi (2+2 =4) o delle tabelline;
- nelle
procedure (calcoli in colonna, espressioni, ecc.);
- di
gestione dello spazio e quindi problemi con l’incolonnamento delle
operazioni;
- nella
risoluzione di problemi;
Altre
difficoltà che il bambino può incontrare:
- nel
riconoscere destra e sinistra;
- nella
memorizzazione e nel recupero di sequenze: giorni della settimana; mesi
dell’anno, stagioni, alfabeto;
- nel
dire l’ora e nel leggere l’orologio analogico;
- nel
tenere a mente informazioni appena ricevute;
- a
memorizzare termini specifici delle materie scolastiche;
- a
orientarsi nello spazio e nel tempo;
- difficoltà
motorie, come allacciarsi le scarpe o i bottoni.
Quali
sono i principali fattori di rischio per i DSA?
- Difficoltà
comunicativo-linguistiche: ritardi o disturbi del linguaggio;
- Difficoltà
motorio-prassiche;
- Difficoltà
visuo-spaziali;
- Familiarità.
Diagnosi:
come e quando?
A
seconda della regione di appartenenza ci sono delle variazioni riguardo
agli enti che possono rilasciare diagnosi riconosciute dalla scuola (in alcune
zone la certificazione è rilasciata solo da asl e strutture private
accreditate, in altre anche dal singolo professionista in regime
libero-professionale) e al numero di operatori che devono comporre l'equipe
(generalmente formata da: psicologo, neuropsichiatra infantile,
logopedista).
La
diagnosi di dislessia, disortografia e dislessia è possibile a partire dalla
fine della 2° elementare, mentre quella di discalculia può essere effettuata
dalla fine del 3° anno di scuola primaria.
Il percorso
diagnostico è composto da: colloquio anamnestico, parte testistica
(valutazione cognitiva, linguistica, di lettura, scrittura, calcolo, memoria,
attenzione, ecc.) e colloquio di restituzione alla famiglia, in cui viene
consegnata la relazione e spiegato il quadro emerso.
Dopo
la diagnosi: cosa fare?
La
famiglia potrà consegnare e far protocollare il documento in segreteria
scolastica.
Il
team docenti stilerà il P.D.P. (piano didattico
personalizzato), un documento contenente gli accorgimenti didattici più adatti
alle caratteristic
del
soggetto in questione: le cosiddette "misure compensative e
dispensative". Queste devono essere utilizzate anche alle prove
invalsi (la cui partecipazione è a discrezione della scuola), in sede d'esame e
alcune anche per l'esame della patente di guida.
E'
consigliato un trattamento di tipo logopedico atto a
migliorare le competenze carenti, ad apprendere l'utilizzo degli ausili
informatici compensativi e a promuovere l'autonomia nello studio, con un
risvolto positivo anche in termini di autostima e consapevolezza. A seconda dei
casi possono essere necessarie anche altre figure specialistiche a supporto
delle difficoltà.
Scadenze
da tenere ben presenti!
- Per
la diagnosi:
va consegnata entro il 31 marzo se si tratta dell'ultimo anno di un ciclo
scolastico, in vista degli adempimenti necessari per l'esame di
stato.
- Per
la stesura del PDP:
la scuola deve redigerlo entro il primo trimestre se la diagnosi viene
consegnata a inizio anno, altrimenti subito dopo la diagnosi. Può essere
modificato nel corso dell'anno. Deve essere nuovamente redatto ogni anno.
Per
maggiori informazioni e chiarimenti, troverete tutti i miei recapiti qui!
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